giovedì 31 maggio 2012

"Johan van der Velde, ora pro nobis"

 

















Johan van Der Velde scavallò per primo il passo Gavia, Cima Coppi del Giro del 1988 , e cominciò la discesa, sudato e allo stremo, senza indossare impermeabili né coprirsi con qualche giornale. Dopo pochi minuti di follia, al limite dell’assideramento, Johan scese dalla bicicletta e riparò in un camper per riprendere calore e... colore. Ripartì dopo poco e arrivò al traguardo con quasi 47 minuti di ritardo. Vivo, però. Fu un altro olandese, Erik Breuking, a vincere la tappa sul traguardo di Bormio, mentre a trionfare nel Giro fu l’americano Andrew Hampsten. Ma fu Van Der Velde a restare nella leggenda, perché - nei versi degli Offlaga (che, tre anni fa, dedicarono un pezzo a Vladimir Yashenko, l'ultimo ventralista moderno) - "quel metro di neve sulle Lepontine Retiche, affrontate con una bicicletta al posto della slitta, vale quanto l’alpinismo estremo senza bombole d’ossigeno tra le inviolate vette del Pamir" (Lorenzo Longhi, Sky.it).

venerdì 4 maggio 2012

il Pantheon del Ciclotrofio: Il visconte Cobram






















Da tutti quello del Visconte Cobram era il nome più temuto. Era quello della corsa ciclistica. Da giovane era stato un mediocre ciclista dilettante; ed entrato a 18 anni nei ranghi della società, aveva fatto strada facendo il leccaculo e la spia dei potenti ed ora, raggiunto anche lui il potere, voleva che il ciclismo lo praticassero tragicamente tutti i suoi dipendenti. (Presentazione del Visconte Cobram, Fantozzi contro tutti, 1980, da Wikipedia).